La storia di un’amicizia che è durata per pochissimo tempo ma che ha segnato tutta la vita.
Un libricino intenso, di poche pagine. Il racconto di Konradin e Hans, due ragazzi così simili in due vite così diverse.
Recensire novantadue pagine non è facile perché si rischia di dire tutto e nello stesso tempo di non dire abbastanza. Cercherò di fare un commento, sottolineando i pensieri emersi durante la lettura. Quello che voglio raccontarvi di questa storia non è la trama, ma l’emozione che mi ha trasmesso.
Ci troviamo prima della seconda guerra mondiale, quando in Germania, tedeschi ebrei e non ebrei vivevano insieme, frequentavano le stesse scuole e non esisteva discriminazione se non quella dovuta al ceto sociale.
Konradin è un conte, Hans un semplice ragazzo di origini ebree e figlio di un medico. Lui e la sua famiglia si considerano tedeschi, hanno sempre vissuto in Germania e non si sono mai dovuti occupare della diversità della loro religione, fino a questo momento.
I ragazzi sono compagni di banco, hanno entrambi difficoltà a fare amicizia con gli altri, però, sentono che questa timidezza li accomuna e si avvicinano inevitabilmente. Diventano inseparabili, ma Hans si rende conto che, per quanto Konradin sia diventato il suo migliore amico, sia lui che i suoi genitori lo vedranno sempre come l’amico ebreo che potrebbe mettere strane idee in testa al proprio figlio.
Quando si sente parlare in Germania di Hitler e della razza ariana, iniziano i primi commenti e le prime accuse contro gli ebrei, usurpatori delle loro terre. Hans e la sua famiglia capiscono subito quali saranno le difficoltà della loro vita da questo momento in poi.
Purtroppo i ragazzi, così come Konradin, sono troppo offuscati dalla mentalità dei propri genitori per riuscire a pensare lucidamente a quello che è giusto o a quello che è sbagliato e così come tanti altri di noi, pensiamo che i nostri genitori sappiano sempre fare la scelta giusta.
Quello che si scopre solo con gli anni è che i nostri genitori non sono onniscienti e che come ogni altra persona che incrociamo devono essere messi in discussione.
Konradin è solo un ragazzo di 17 anni, arriverà il momento in cui riuscirà a pensare con la propria testa e scindere ed analizzare ogni cosa con il proprio pensiero oggettivo?