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Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Robert M. Pirsig – Citazioni

Pubblicato nel 1974 negli Stati Uniti, prima opera di un autore sconosciuto, questo libro ha avuto subito un successo immenso, paragonabile soltanto a quello di Castaneda e di Tolkien. In breve è diventato un libro-simbolo, il romanzo di un «itinerario della mente» in cui molti si sono riconosciuti.

Qui di seguito qualche citazione ed estratto.


Il problema sul quale si bloccano gli scienziati è quello de pensiero. il pensiero non possiede né materia né energia, eppure questi uomini di scienza non possono sfuggire al ruolo predominante che esso svolge in qualsiasi loro attività. La logica esiste nel pensiero. I numeri esistono soltanto nel pensiero. Io non mi arrabbio quando gli scienziati dicono che in fantasmi esistono nel pensiero. E’ quel ‘soltanto’ che mi manda in bestia. Anche la scienza esiste soltanto nel pensiero.


Le leggi della natura sono invenzioni umane, come i fantasmi. E così le leggi della logica e della matematica. Tutte queste maledette cose sono un’invenzione dell’uomo, compresa l’idea che non lo sono. Al di fuori dell’immaginazione umana il mondo non esiste, è un fantasma e nell’antichità era riconosciuto come tale. […] Il vostro buon senso non è altro del miscuglio delle voci di migliaia e migliaia di questi fantasmi del passato. fantasmi che cercano di trovare il loro posto tra i vivi.


I bambini venivano educati a non fare soltanto ‘Quello che piaceva a loro’

ma.. ma cosa?… Ma certo!

Quello che piaceva agli altri. E ci erano, gli altri? Genitori, insegnanti, direttori, polizziotti, giudici, ufficioli, re, dittatori.

Così diventi uno schivo molo più obbediente – un buono schiavo.


Qual è la verità e come si fa a riconoscerla, se la si ha tra le mani?… Come facciamo a sapere davvero qualcosa? C’è forse un “io”, un’ “anima” che sa o quest’anima non è altro che un insieme di cellule che coordinano i sensi? La realtà è essenzialmente mutevole, o è statica e permanente? Quando si dice che qualcosa significa qualcos’altro, che cosa s’intende?


Viviamo in un’epoca di sconvolgimenti, le vecchie forme di pensiero sono inadeguate alle nuove esperienze. Si dice che è soltanto quando si rimane bloccati che si impara veramente; allora, invece di ampliare i rami di quello che già si conosce, bisogna fermarsi e lasciarsi andare alla deriva finché non ci si imbatte in qualcosa che consenta di ampliare le radici. […] viene il momento in cui è necessario ampliare le radici.


La qualità è una caratteristica del pensiero e dell’espressione che viene individuata mediante un processo non intellettuale, e dato che le definizioni sono il risultato di un processo intellettuale rigido e informale, la Qualità non può essere definita. […] Se non si può definire qualcosa non c’è modo di sapere che esiste, logicamente parlando. E non si può neanche dire a qualcun altro che cos’è. In effetti, sul piano logico, non c’è nessuna differenza tra l’incapacità di definire e la stupidità. Quando io dico: ‘la qualità non può essere definita’, in realtà logicamente parlando, dico: ‘per quanto riguarda la qualità sono stupido’.


Con ogni probabilità uno scalatore cosi perde la bellezza della luce che filtra tra gli alberi. Rifiuta il qui, né è scontento, vorrebbe essere più avanti ma quando ci arriva è altrettanto scontento, perché anche là diventa qui.


Titolo: Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta
Autore: Robert M. Pirsig
Editore: Adelphi
Anno di pubblicazione: 1974

Questo romanzo è una Grande Avventura, a cavallo di una motocicletta e della mente, è una visione variegata dell’America on the road, dal Minnesota al Pacifico, e un lucido, tortuoso viaggio iniziatico.

Una mattina d’estate, il protagonista sale sulla sua vecchia, amata motocicletta, con il figlio undicenne sul sellino e accanto a lui un’altra moto con due amici. Parte per una vacanza con «più voglia di viaggiare che non di arrivare in un posto prestabilito». Ma fin dall’inizio tutto si mescola: il paesaggio, che muta di continuo dagli acquitrini alle praterie, ai boschi, ai canyons, i ricordi che dilagano nella mente, la rete tenace dei pensieri che si infittisce intorno al narratore. Per lui, viaggiare è un’occasione per sgombrare i canali della coscienza, «ormai ostruiti dalle macerie di pensieri divenuti stantii». E altri pensieri crescono come erbe dalla cronaca del viaggio: l’amico si ferma, ha un guasto, impreca, non sa cosa fare. E il narratore si chiede:

qual è la differenza fra chi viaggia in motocicletta sapendo come la moto funziona e chi non lo sa? In che misura ci si deve occupare della manutenzione della propria motocicletta?
Mentre guarda smaglianti prati blu di fiori di lino, gli si formula già una risposta: «Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore». Questo pensiero è la minuscola leva che servirà a sollevare altre domande subito incombenti: da che cosa nasce la tecnologia, perché provoca odio, perché è illusorio sfuggirle? Che cos’è la Qualità? Perché non possiamo vivere senza di essa?

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